Non c’è posto per l’onestà, per la decenza e per la serietà. Mario Draghi è e sarà sempre sinonimo di: competenza. In una fase emergenziale, i governi tecnici sono la necessità prioritaria, e la scienza politica stessa lo conferma. Non le urla ormai banali e ridondanti contro i diritti, nessuna sagra, nessun grido populista all’insegna di uno scarso spirito surrogato che si fonda sulla scia del Robin Hood del popolo. “Giggino Fabris”, “Luigino” o qualsivoglia nome gli si voglia affibbiare è, assieme a quel “Movimento” una delle crepe orride dell’Italia. Per non parlare dell’urlatrice romana per eccellenza e il divoratore milanese di sagre, che il lavoro non l’hanno mai visto, o mai messo in atto seriamente. Enorme delusione, altresì, da Conte, entrato nella scena politica da gran Signore, con la classe dell’accademico e la conoscenza piena del diritto, fra le corde dell’ignoranza all’interno di una situazione emergenziale assurda e che ci ha toccati eternamente. Fu il primo a sconcertarsi per aver assistito alla caduta del suo governo compiuta e calcolata da Renzi. A distanza di pochi mesi, commette lui lo stesso, punto e peggio.

“Ed eccoci entrati nella settantasettesima crisi di governo nel giro di 75 anni”, come scrive Factanza.

E questo Paese, ormai troppo imbarazzante. Non è un attacco alla democrazia, non è un idolatrare Draghi a quel Dio tanto atteso e sceso al Governo, ma è il rispetto verso la delicatezza della situazione e il riscontro leggittimo contro il peggior poltronismo mai visto correre così veloce come ora. Galoppante si manifesta l’angoscia verso l’uscita di “quel banchiere centrale col cuore mai usato” rispettato e apprezzato internazionalmente, con imparagonabile esperienza, tecnica e conoscenza esatta, il quale si è (addirittura) commosso post ovazione fatta poco prima della sua uscita definitiva, reazione fin troppo rispettosa nei confronti dello stesso Governo di cui una vergognosa parte non si è neanche manifestata lucidamente portandolo a chiedere una seconda volta al Presidente della Repubblica, unica figura degna di reale fiducia oltre allo stesso Draghi, le dimissioni, in tutta questa messinscena che purtroppo non è altri che la realtà. Un Paese ridicolo. Una miserabile classe politica peggiore di questa non può (più) esistere (?!), e ciò dipenderà da chi a ottobre uscirà vincitore di queste illogiche elezioni.

Votare. Votare. Votare.

Fratelli d’Italia è il primo partito favorito dal popolo italiano. Quando sarà il momento bisognerà correre.

Si provi ad immaginare la lei urlatrice o qualche altro oscena figura politica simile, surclassare Draghi e prenderne il posto nella situazione di “ripresa e resilienza” del Paese.

Stephen Chbosky scrisse: “Ognuno di noi accetta l’amore che pensa di meritare”;

Se il riflesso della società è la politica, questo Paese, allora, che politica deve continua a meritare?

Articolo a cura di Alessandro Bonetti,

Paisley Minded

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